La prova n.4 nell’ambito delle prove “La Tempesta dell’Immacolata”. I lavori sono pubblicati in ordine di ricezione
Si potrebbe pensare che per gestire un’impresa si debba agire sempre con “sangue freddo”. Non facendosi dunque prendere dalle proprie emozioni e sensazioni. Nulla di più sbagliato. L’impresa per coloro i quali vi lavorano diventa una sorta di “grande famiglia”, e dato che l’unione fa la forza non si può prescindere dalla collaborazione di soggetti per ovvie ragioni diversi tra loro. A tal fine le emozioni sono fondamentali. Lo stato d’animo di ogni componente è importante. Ad esempio Renato Gervasi, guru di Compagnia della bellezza, sostiene che il 99% di individui che hanno problemi in famiglia, li hanno anche in ambito lavorativo. Esprimere se stessi è un modo per entrare in contatto con chi ci sta accanto. Perché gli altri possano comprenderci e aiutare a risolvere i nostri problemi ed è fondamentale comunicare. All’interno dell’impresa deve esserci un ambiente cordiale, comprensivo, familiare, ma anche competitivo. Le risorse umane sono importanti per le aziende soprattutto per il ruolo svolto dalle caratteristiche psicologiche e sociali dei soggetti, determinanti di una performance superiore. Daniel Goleman sintetizza tutto ciò nella “intelligenza emotiva” cioè la consapevolezza di sé, la capacità di produrre risultati riconoscendo le proprie emozioni, la capacità di comprendere le motivazioni che spingono gli uomini a compiere azioni, l’empatia, ovvero la capacità di “sentire” l’altro, saper stare in contatto e comprendere l’altro e l’abilità sociale.
ILEANA PUZZO
La serata alla Joyà Academy più che mai mi ha aperto gli occhi riguardo quello che secondo me è un dato di fatto: le emozioni sono patrimonio indispensabile di ogni persona e risorsa fondamentale per ogni nostra azione. Per “ogni nostra azione” intendo proprio tutto; sia alzarsi al mattino, che scegliere le scarpe da indossare, o perché no dar vita ad un’impresa! Grazie alla forte carica emotiva di Renato Gervasi ho capito che una buona gestione delle emozioni all’interno dell’azienda può essere (e deve essere) un fattore di successo di importanza decisiva. Non è un aspetto da sottovalutare e da trascurare, come avviene in molti casi in cui organizzazioni privilegiano unicamente l’economicità della gestione senza rendersi conto che le risorse umane, le emozioni e gli aspetti relazionali sono indispensabili per il raggiungimento degli obiettivi aziendali.
Essendo, le emozioni, una forma di energia ogni essere umano è chiamato a gestirle in modo adeguato. Esse possono da una parte spingerci ad affrontare il pericolo con coraggio e dall’altro bloccarci di fronte alle difficoltà. Sta a noi imparare a governarle e non è di certo un gioco da ragazzi! Quando le emozioni sono funzionali ai nostri obiettivi, sia personali che dell’organizzazione, si crea una forte sinergia e si possono raggiungere risultati importanti.
Sono sicura che se le organizzazioni fossero più consapevoli non solo del valore che le emozioni producono, ma anche di quello che potrebbero produrre e non producono, avrebbero un approccio molto più consapevole e attento verso una corretta gestione delle emozioni
MARTINA MARCHESE
Un ruolo fondamentale per la gestione di un’impresa lo svolgono le emozioni. In effetti l’impresa è continuamente plasmata dalle emozioni di coloro che la animano e da coloro che la guidano. Un’impresa nasce da un’idea, nasce dalla voglia di realizzare un sogno, di rischiare che esso non possa avverarsi ma tuttavia mettersi in gioco. L’eccitazione e l’entusiasmo di veder realizzato il proprio sogno influisce sul percorso di un’impresa che, in questo modo, acquista slancio e determinazione. La passione, l’amore per il proprio lavoro e la voglia di realizzare i propri sogni sono quelle luci sempre accese che guidano l’impresa anche nei periodi più oscuri. Complici della buona riuscita degli obiettivi dei dirigenti sono i collaboratori, coloro che sposano gli obiettivi dei loro superiori e, come un equipaggio, sostengono il proprio capitano. La serenità all’interno di un’impresa, la coesione e gli obiettivi ben fissati sono valori importanti che devono sempre essere valorizzati. Tuttavia non esistono solo emozioni positive. Esiste anche la concorrenza, la delusione, la sconfitta ma è importante ricordare che non sempre tali emozioni portano la nave ad affondare. Sono emozioni che creano perturbamenti e riescono ad innescare in alcuni soggetti dei cambiamenti tali da poter riportare a galla l’intera nave. E tutto ritorna alla voglia di farcela, alla voglia di avere successo.
MARIO NICOTRA
Per quanto riguarda le emozioni come prima cosa possiamo dire che le emozioni rappresentano ciò che il dipendente “sente” a livello di sensazioni durante la giornata lavorativa,e più in generale cosa ne pensa il dipendente del proprio lavoro,se trae emozioni positive o negative da esso. Se il dipendente trae emozioni positive dal proprio lavoro si sentirà stimolato nello svolgere al meglio le sue mansioni,accrescerà la sua lealtà verso l’impresa per la quale lavora(e questo è un aspetto a cui puntano moltissime imprese).Solitamente i dipendenti sentono emozioni positive quando percepiscono(anche inconsciamente) che il loro lavoro è in grado di fornirgli ciò che essi desiderano,in termini di valori. Le emozioni che i dipendenti sentono per il proprio lavoro,anche durante l’arco della giornata spesso dipendono dal rapporto con gli altri dipendenti,dalle sensazioni che hanno per il loro datore di lavoro(se è competente,se è una persona gradevole e rispettosa).Forse l’aspetto più importante che genera emozioni positive nel dipendente è il lavoro in se stesso,cioè se i compiti sono stimolanti,interessanti,e non noiosi o ripetitivi,inoltre quando un dipendente lavora in completa autonomia(è libero di gestirsi da sé in tutti gli aspetti del lavoro) questo lo farà sentire più appagato,perché apprezzerà i risultati del proprio lavoro come il prodotto dei suoi sforzi e delle sue capacità organizzative.Per le imprese è importante creare un clima di serenità tra i dipendenti,perché questo contribuisce al perseguimenti di migliori risultati,infatti molte imprese si applicano in questo(esempio:SAS Institute,impresa del Nord Carolina,possiede al suo interno piscine,campi da golf,di calcio).
GIOVANNA SAMBATARO
Nella gestione di impresa l’emozione costituisce un ruolo importante, ruolo che molte imprese non considerano perché lasciano primeggiare la ragione e i risultati, trascurando le emozioni come se fossero irreali, privi di una realtà concreta.
La storia insegna che dopo l’Illuminismo subentrò il Romanticismo perché solo il “lume” non era sufficiente, il sentimento verso qualcosa o qualcuno appianava quel vuoto mancante creato dalla troppa razionalità.
Non basta privilegiare gli aspetti tecnologici ed economici, ma bisogna anche attenzionare gli aspetti relazionali,i quali contribuiscono al raggiungimento degli obiettivi aziendali.Nei rapporti tra colleghi accade di tutto: gelosie, competizioni che spesso sfociano in una conflittualità incontrollata,ecc. Tutto questo comporta una disarmonia nel gruppo.
Una buona gestione delle emozioni all’interno di un’impresa può essere un fattore di importanza decisiva.Esse sono una forma di energia, che permettono di affrontare le difficoltà con coraggio o, in base al soggetto, possono bloccarci dinanzi alle difficoltà rendendoci impotenti, anche a gestire i cambiamenti. Imparare a gestire le proprie emozioni ha un’effetto benefico sia per la persona sia per il funzionamento del gruppo nel suo complesso.
Se le imprese avessero un’idea chiara del valore che esse potrebbero produrre e non producono a causa di conflitti, incapacità di gestire il cambiamento e di imparare dagli errori, probabilmente avrebbero un approccio più attento sulle emozioni.
( es. le imprese familiari soggette a conflitti interni che si riversano nella loro impresa).
GIUSEPPE RICCIOLINI
PER ME LA GESTIONE DI UN’IMPRESA è MOLTO DI Più DI UN LAVORO NON PARLO DI RESPONSABILITà perché SONO CRESCIUTO NELL’AZIENDA .QUINDI è DIVENTATA PARTE INTEGRANTE DELLA MIA VITA, TUTTE LE SCELTE FATTE DA ME SONO STATE FATTE IN PREVISIONE DI UNA MIA POSSIBILE E FUTURA GESTIONE PARTENDO DALLA SCELTA DELLA SCUOLA SUPERIORE DOVE HO SCELTO L’INDIRIZZO RAGIONERISTICO CONTINUANDO CON L’UNIVERSITà DI ECONOMIA NEL CORSO DI ECONOMIA AZIENDALE. COL TEMPO HO CAPITO TANTE COSE E HO SEMPRE CERCATO DI INTEGRARLE ALL’INTERNO DELLA MIA AZIENDA PROVANDO A CONCILIARE LE MIE IDEE CON QUELLE DI MIO PADRE IL VERO PROPRIETARIO DELL’AZIENDA, CERTO NON SEMPRE CI SONO RIUSCITO L’OTTANTA PERCENTO DELLE MIE IDEE NON SONO SEMPRE STATE CAPITE QUINDI SEMBRA CHE DEVO SEMPRE DIMOSTRARE QUANTO VALGO, MA NON MI ARRENDO SONO SICURO CHE UN GIORNO RIUSCIRò A DIMOSTRARE IL MIO VALORE. INTANTO MI LIMITO A NON STRAFARE CERCANDO DI DARE UNA MANO GESTENDO ALCUNE COSE CON IL RAGIONIERE, IL COMMERCIALISTA E LA FASE “MARKETING”, TUTTO QUESTO NON PERCHè è DOVUTO MA perché MI AFFASCINA IL SETTORE MI PIACE ENTRARE IN CONTATTO CON I CLIENTI MI PIACE DIRE CHE QUEL PRODOTTO è OPERA NOSTRA E POI è SEMPRE QUELLO CHE HO SOGNATO DI FARE E NESSUNO MAI POTRà IMPEDIRMI DI CORONARE QUESTO PICCOLO SOGNO. CREDO CHE UNA PERSONA PER FARE QUALSIASI TIPO DI LAVORO DEVE METTERCI IL CUORE SPECIALMENTE QUANDO DA DETERMINATE SCELTE DIPENDONO ALTRE PERSONE,ED IO CUORE NE HO DA VENDERE E NON MI SPAVENTA LASCIARLO PER UNA COSA A CUI IO CREDO. COME DICEVA LEI DI TASCA, DI TESTA E DI CUORE è PROPRIO QUESTA L’IMPRESA FANTASTICA NON IMPORTA QUANTO SIA GRANDE E IMPORTANTE PER L’ECONOMIA, MA IMPORTA COME L’IMPRESA SOPRAVVIVE CON DETERMINATI VALORI MORALI CHE POI SONO QUELLI CHE L’IMPRENDITORE O L’AMMINISTRATORE DELEGATO PORTA AVANTI NELLA PROPRIA VITA.
GABRIELE VINCIGUERRA
Un’impresa alla stregua di qualunque organizzazione è composta da individui che condividono un obiettivo comune: il bene aziendale. La struttura di un’azienda è gerarchica e possiamo distinguere: i proprietari, il top management, i direttori d’area, gli impiegati, ecc. Coordinare gli intenti di numerose persone certamente non è facile, ognuno ha le sue peculiarità caratteriali, le proprie ambizioni e soprattutto le proprie idee, per questo motivo una componente che entra in gioco è quella psicologico-emotiva. Ogni soggetto in un’impresa svolge una mansione a cui è stato adibito, cerca di eseguire al meglio il proprio compito al fine di ottenere promozioni, incentivi economici, soddisfazioni personali. Le aziende migliori sono quelle caratterizzate da un elevato senso di appartenenza, cultura umanistica, sensibilità interpersonale. Un bravo leader d’impresa punta principalmente su qualità personali come l’iniziativa e l’empatia, la capacità di adattarsi ed essere persuasivi; deve essere insomma dotato di intelligenza emotiva, capacità di decidere, di capire le potenzialità dei suoi uomini e del mercato. La componente emotiva gioca un ruolo fondamentale anche per il consumatore che non è alla ricerca di beni che soddisfino solamente bisogni funzionali ma si attende sensazioni ed emozioni. Proprio per questo tante aziende sviluppano forme di marketing incentrate sull’esperienza, sui sensi, sulle emozioni che i loro prodotti riescono a suscitare( Harley-Davidson).
FEDERICO VINCIGUERRA
Così’ come, quotidianamente, ciascuno di noi è attraversato da un flusso caotico di emozioni, anche la gestione dell’impresa è interessata da questo aspetto. Infatti nonostante coordinare le azioni dei diversi attori impegnati nell’azienda possa apparire un processo meccanico, privo di qualsivoglia “vitalità”, in realtà nasconde valori ben più profondi : le emozioni. Allo stesso modo in cui una donna avverte immensa gioia nel divenire madre, una simile sensazione prova il gruppo fondatore di un’impresa nel vedere venire alla luce la propria creatura. Perché possa diventare forte non bastano le idee, non sono sufficienti le risorse e le competenze se alla base non c’è una grande umanità nel comprendere i bisogni dei membri interni e la sensibilità necessaria per cogliere le esigenze del mondo esterno. Si alternano dunque stagioni felici, caratterizzate da utili ad altre più triste minate da perdite o da avvenimenti che scuotono l’impresa. Proprio in riferimento a questo è necessario che l’alta dirigenza trasmetta la tensione caratteristica della propria posizione all’intera organizzazione, attraverso la cultura della passione, dell’amore verso ciò in cui si crede, cercando di rendere l’impresa tutto fuorché un qualcosa di freddo e astratto. Concludendo perché il futuro di un’azienda sia rigoglioso, un elemento imprescindibile è rappresentato dalla capacità dell’imprenditore di far sentire tutti gli attori protagonisti di un ruolo importante all’interno di una squadra puntando sulle qualità personali ed emozionali.
MARTINA VIOLA
Gestire un’impresa potrebbe sembrare,di primo acchito,un fatto puramente tecnico ed oggettivo; una combinazione di elementi che vengono utilizzati per raggiungere l’obiettivo finale della stessa.
Ma se ci fermiamo un attimo a riflettere sull’ autore di tale gestione ci rendiamo conto che il manager,visto come singolo o come team di soggetti, è sempre interpretato da figure umane che, in quanto tali, provano delle emozioni le quali inevitabilmente vanno ad influenzare la gestione d’ impresa.
Quest’ultima infatti può anche essere vista come un’ associazione di esseri umani che collaborano per certi fini e quanta più’ armonia regna tra loro durante l’espletamento della gestione,tanto più facile sarà il raggiungimento degli obiettivi posti.
Infatti il compito fondamentale del leader è quello di innescare sentimenti positivi nelle persone che gestisce.
In tal modo gli esecutori verranno coinvolti emotivamente e queste emozioni diventeranno strumento per valorizzare al massimo le volontà, le capacità degli stessi.
Diventa quasi una gara al rialzo che spinge tutti a porsi come competitivi tra loro; magari incentivandoli economicamente o con soddisfazioni di altra natura si arriverà a farli migliorare tutti, in quanto ognuno si sentirà indispensabile all’ interno del team e si spingerà a raggiungere livelli sempre più alti ed innovativi.
ALESSANDRA NICASTRO
Chi è il Capo? Spesso Egli costituisce la mente dell’impresa, per capo infatti si vuole intendere il manager, cioè colui che gestisce le membra dell’organizzazione perché questa possa non fare alcun passo falso. Un leader, un genio, un onnisciente, un caparbio direttore pieno di risposte, un “Non esistono problemi, solo soluzioni!”.
Ma se fare il Capo può voler dire essere il padre del proprio responsabile marketing ed avere litigato con proprio figlio prima di uscire di casa per via del suo atteggiamento irrispettoso verso la madre? O dover affrontare la riunione preparata da mesi per varare la possibilità di acquisire un concorrente importante ed avere la febbre ed un forte senso di spossatezza a causa delle condizioni di vita stressanti degli ultimi tempi? O affidare grandi responsabilità ad un proprio collaboratore che si è sempre dimostrato competente e affidabile e vederlo assentarsi nel giorno di maggiore rilevanza per il proprio business senza aver ricevuto alcun preavviso o giustificazione? O avviare con entusiasmo e grandi sacrifici un’impresa insieme al proprio partner e troncare bruscamente la propria relazione a causa di gravi motivazioni personali? O assumere alle proprie dipendenze il promettente nipote appena laureato col massimo dei voti e scoprire l’inadeguatezza della persona tanto cara a rivestire il ruolo affidatole?
Nemmeno il Capo può guarire dall’ossessionante ritmico battito di cuore ogni volta che qualcosa di eccezionale sfiora la sua perizia, smuove la sua risolutezza. Non ci si può assentare dalla propria condizione umana alla poltrona del vertice, né ci si può dimenticare di ciò che accade al di fuori della stessa. Lontano dal proprio ufficio ai piani alti dell’impresa se ne sta l’altra faccia del Capo, sapientemente nascosta in un bunker per le emozioni, in un manicomio di cose che vorrebbe dire e non dice, di sorrisi che vorrebbe regalare e non accenna, di pianti che vorrebbe liberare e non rivela.
Sotto cuscini insonorizzati si raccolgono le delusioni del volto che non può mostrarsi accartocciato, perché non può rivelare le sue debolezze, le sue manie, le sue passioni, i suoi vizi, le sue gioie: e l’assordante accelerare delle pulsazioni è ciò che resta al Capo delle sue emozioni segrete e sempre celate, per evitare di sbagliare.
VERONICA SOTERA
Nella gestione di un’impresa, qualsiasi essa sia, sono tante le emozioni che possono susseguirsi, e che possono per via indiretta portare beneficio o svantaggio alla stessa. Al contrario, sono pochi coloro i quali pensano alle emozioni ed al ruolo rilevante che esse hanno nel determinare il raggiungimento di un obiettivo. Il saper riuscire a gestirle, proprio per questo motivo, è un elemento di crescita dell’impresa stessa e non può che creare valore.
La competizione che potrebbe scaturire per conflitti interni all’impresa, ma anche emozioni negative trasmesse da colleghi, parenti, amici o dal capo, sono quelle che portano a provare sensazioni di disagio interno e rendono molte situazioni più difficoltose di quanto non lo siano in verità, danneggiando quindi qualsiasi tipo di performance. Il non farsi travolgere da esse, l’essere razionali e tenere sempre bene a mente quel’è l’obiettivo sono elementi fondamentali per la riuscita di un’impresa. In alcuni casi è il leader ad avere la responsabilità di gestire le emozioni di tutto il Team e orientarle ad essere funzionali agli obiettivi prefissati, creando sinergie, puntando ad una gestione improntata sulla psicologia positiva, dove l’ascolto e il coinvolgimento sono i concetti portanti per ottenere ottime performance. Tali performance sono migliori solo quando le emozioni trasmesse sono positive e sono proprio queste ultime ,quindi, che creano risultati brillanti ed eccezionali.
GIUSEPPE SIRNA
Cosa rappresenta una emozione? Le emozioni sono stati mentali e fisiologici associati a stimoli interni o esterni, naturali o appresi. Ecco, questa sarebbe la definizione che un bravo psicologo o dottore darebbe del termine emozioni. Signori miei, le emozioni però sono facili a scriversi ma difficili a spiegarsi. L’emozione è indipendente, non la cerchi ma viene da sé e, quando la provi, non puoi né mandarla via né farla cessare in quanto non dipende da te.
Ogni tifoso prova vere emozioni quando la propria squadra di calcio gioca e tali emozioni si hanno sia in caso di vittoria che di sconfitta in quanto non si è legati al risultato né alla vittoria ma, bensì, si è legati alla maglia e ha tutto ciò che per il singolo tifoso quella maglia rappresenta.
È quindi facile giungere alla conclusione che, all’interno di un’impresa e durante la sua gestione, le emozioni sono indubbiamente di elevata importanza e possono spingere a prendere decisioni che mai avremmo preso neppure in considerazione.
Cercherò di spiegare che ruolo chiave possono avere in modo semplice ma duro:
Se pensiamo ad un imprenditore di un’impresa di piccole dimensioni che ha ricevuto tale attività in gestione ed eredità dal padre (imprenditore e fondatore dell’impresa) con un n° di dipendenti molto piccolo che conoscono bene l’imprenditore in quanto suoi paesani e, alcuni, anche amici d’infanzia allora le emozioni svolgono un ruolo chiave. Se l’economia va bene i profitti ci sono e l’attività è redditizia allora le emozioni possono avere un ruolo minore ma, come nel periodo di crisi d’oggi, l’attività va male, il mercato non offre margini di profitto allora le emozioni giocano un brutto scherzo. Le emozioni, in questo caso, portano a soluzioni diverse ma oggi, sempre più spesso, si sente parlare nei telegiornali locali e nazionali sempre più di imprenditori che, pur di non licenziare e mandare sul lastrico famiglie intere, si suicidano pur di non affrontare la dura realtà. Ecco, le emozioni possono portare pure a questo e ci accorgiamo proprio qui del ruolo chiave che hanno.
MARTINA PULVIRENTI
“ Tu chiamale se vuoi, emozioni”: cantava Battisti. Si tratta di quelle stesse emozioni che incidono sulla creatività dell’imprenditore, nel momento in cui nasce l’dea di impresa, e che influenzano le decisioni riguardo la gestione durante l’arco di vita dell’impresa stessa. È la forza delle emozioni, dei sentimenti intensi che permette all’imprenditore di rischiare, scommettere e credere nel proprio progetto imprenditoriale. A volte, esse rappresentano la vera fonte di successo di un’impresa. Tuttavia, così come un bravo cantante, per essere tale, deve riuscire a trasmettere emozioni a chi lo ascolta anche le emozioni dell’imprenditore devono arrivare ai cuori dei suoi collaboratori affinché questi possano essere coinvolti e stimolati nella realizzazione degli obiettivi prefissati dall’azienda. Capita, soprattutto in tempi di crisi economica, che l’imprenditore venga travolto da emozioni negative come la paura di non riuscire più a portare avanti il proprio sogno imprenditoriale, l’angoscia di non poter affrontare la gestione finanziaria dell’impresa. Bisogna però non far mai spegnere le emozioni positive che rappresentano la linfa vitale per la sopravvivenza di ogni impresa.
ADRIANA LANZAFAME
Un’emozione è un movimento, cioè un cambiamento, rispetto ad uno stato precedente; è un qualcosa che ci fa riflettere, che colpisce i nostri pensieri, la componente cognitiva. L’emozione è inoltre una reazione a stimoli che abbiamo percepito a eventi che abbiamo in qualche modo vissuto. E’ anche, qualcosa che ricerchiamo e pur di poterla vivere, siamo disposti ad affrontare un disagio o qualsiasi cosa costituisca un “prezzo” da pagare, è qualcosa che ci spinge ad agire. Naturalmente queste ricoprono un ruolo fondamentale anche nella gestione di un’ impresa poiché l’incertezza di giudizio e di scelta a cui sono sottoposti quotidianamente gli imprenditori, manager, datari di lavori ecc, incidono sul loro stato emotivo, influenzando il loro processo decisionale. Infatti, uno stato emotivo positivo può aumentare la capacità dell’individuo di combinare informazioni in modo nuovo e creativo, aumentando la probabilità di perseguire e sviluppare concretamente l’idea. Inoltre le emozioni portano l’ individuo a convincersi e a credere nelle proprie possibilità e abilità, tanto che gli imprenditori influenzati da uno stato emotivo positivo riescono a percepire ed ottenere un maggior numero di input per perseguire e sviluppare i loro obbiettivi.
SALVATORE SANTANGELO
L’imprenditore quotidianamente è sottoposto alla scelta di quelle che sono le decisioni più importanti e ragionevolmente più utili, situazione questa che influisce molto sullo stato emotivo della persona considerata influenzandone il processo decisionale. Un’analisi delle emozioni esternalizzate all’interno dell’impresa può essere fatta credo in maniera migliore se utilizziamo un approccio positivo, e quindi analizzando quei processi decisionali che dall’idea originaria che si vuole sviluppare portano alla fattibilità economica e concreta fonte di ricavo per l’impresa stessa. Punto di partenza quindi è l’idea che l’imprenditore con le proprie risorse finanziare vuole sviluppare e concretizzare, e una prima emozione in questo caso potrebbe essere il semplice “credere” in ciò che si vuole fare e soprattutto nell’obiettivo che si vuole raggiungere, ma tale emozione non può e non deve restare singolare nello stato d’animo dell’imprenditore bensì deve influenzare l’atteggiamento di tutto il team presente all’interno dell’impresa. Questa seconda fase si concretizza nel momento in cui l’idea entra nel processo produttivo per essere sviluppata concretamente, da ciò l’approccio positivo conferito dall’imprenditore si diffonde anche all’interno del personale dell’impresa che crede nell’idea madre e lavora in modo efficiente e coordinato, cosi che la semplice emozione si trasforma in un sentire comune dell’azienda che esalta le qualità dei singoli individui generando flussi di conoscenza nuovi e brillanti tali che da una singola idea se ne generano molteplici permettendo all’imprenditore di affacciarsi al mercato in modo esclusivo, forte e positivo.